martedì 2 febbraio 2016

Il ruolo della Vitamina D



La vitamina D è classicamente nota per il suo ruolo nel calcio, omeostasi e mineralizzazione ossea. Tuttavia, recenti studi hanno dimostrato che essa interviene in numerosi processi fisiologici, compresa la modulazione della proliferazione cellulare, differenziamento, e apoptosi, e in funzioni neuromuscolari, ormonali e immunitarie. D'altra parte, la vitamina D può anche giocare un ruolo in più nelle malattie croniche come il cancro,ma mi concentrerò  sulla vitamina D in relazione alle malattie della pelle.La vitamina D è un composto liposolubile che gli esseri umani ottengono  quando la pelle è esposta ai raggi ultravioletti (UV) della luce solare  e  attraverso la dieta  in alcuni alimenti. Sebbene naturalmente presente in pochissimi alimenti, due solo sono quelle piu’ interessanti per l’uomo: la vitamina D2 (ergocalciferolo) e
vitamina D3 (colecalciferolo) . Gli esseri umani sintetizzano la vitamina D3 quando 7-deidrocolesterolo, presente nei cheratinociti dell’epidermide, interagisce con la luce UV. 7-deidrocolesterolo assorbendo la luce a lunghezze d'onda nella gamma da 270 a 300 nm, sebbene la sintesi della vitamina D3 ottimale avviene a lunghezze d'onda di 295 a 300 nm.Gli individui con un contenuto più elevato di melanina nella loro pelle,richiedono una maggiore esposizione alla luce UV per produrre lo stesso livello di vitamina D3 come individui con meno melanina.La vitamina D è necessaria per mantenere calcio e fosforo nel sangue.  Oggi, sappiamo che la vitamina D esercita effetti importanti su vari tipi di cellule,compresi gli effetti immunomodulatori  e  antiproliferativi sulle cellule tumorali. La relazione potenzialmente importante tra la vitamina D e il cancro ha ricevuto particolare attenzione. Il caso più forte per un legame significativo tra la vitamina D e l'incidenza di tumori specifici è stato fatto per il cancro del colon. Ancora,studi osservazionali suggeriscono un ruolo per la vitamina D nell’incidenza del cancro al seno, alla prostata, ovaio, rene,endometrio, e altri organi.In accordo con i suoi effetti sulla omeostasi immunitaria,dati recenti suggeriscono che vi è una relazione tra livelli di vitamina D e malattie autoimmuni o infiammatorie. Gli studi indicano che la vitamina D può modulare risposte infiammatorie. Infatti,  essa può regolare l'espressione dei geni che generano tale infiammazione, tra cui cicloossigenasi e 5-lipossigenasi.D'altra parte, la dimostrazione del ruolo  della vitamina D in varie malattie, comprese le malattie dermatologiche come menzionato sopra,  hanno dimostrato che la vitamina D puo’ migliorare  i casi di psoriasi, che è una malattia infiammatoria cronica della pelle, non infettiva né contagiosa, solitamente di carattere cronico e recidivante. Nella sua patogenesi intervengono fattori autoimmunitari, genetici e ambientali. Le cause alla base della psoriasi non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che la componente genetica ed immunologica abbiano un ruolo fondamentale. Diversi fattori ambientali sono in grado di scatenare od aggravare la psoriasi. Fra questi un ruolo importante è rivestito da traumatismi della pelle, processi infettivi ed alcuni farmaci. Recenti evidenze sembrano suggerire che nei pazienti affetti da psoriasi, in particolar modo nella variante “a placche”, sia più facilmente riscontrabile una carenza di questa vitamina. Le ragioni del deficit non sono chiare ma i dati sono in linea con precedenti analisi che avevano evidenziato bassi livelli di vitamina D in altre patologie dermatologiche immunomediate quali dermatite atopica, vitiligine e orticaria cronica.

I ricercatori dell’Università di Verona hanno nuovamente affrontato l’argomento in uno studio pubblicato sul British Journal of Dermatology e condotto su 145 pazienti affetti da psoriasi a placche, 112 con artrite reumatoide (AR) e 141 individui sani utilizzati come gruppo di controllo. L’età media dei partecipanti era di 53,9 anni.

La ricerca procedeva quindi sulla misurazione dei livelli plasmatici di 25(OH)D e di ormone paratiroideo rispettivamente in primavera, estate, autunno e inverno del 2010 riscontrando come la mancanza di vitamina D, definita con livelli di 25(OH)D inferiori a 20 ng/mL, fosse significativamente più frequente in pazienti con psoriasi rispetto a quelli con AR e al gruppo di controllo (57.8% vs. 37.5% e 29.7%).Inoltre, tale carenza risultava sensibilmente maggiore in inverno, con riferimento ai livelli di ormone paratiroideo e di calcio non si riscontravano, invece, differenze significative tra i tre gruppi.Sebbene siano necessari ulteriori approfondimenti a conferma di quanto emerso è importante non trascurare questo segnale,  anche perché i bassi livelli di 25(OH)D sono stati associati ad un aumentato rischio di diabete mellito, sindrome metabolica e patologie cardiovascolari. Grazie a tutti per la vostra attenzione.


Gigantiello Carmela

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