venerdì 15 dicembre 2023

Il concetto di "Longevità"



LONGEVITA'                                                                                                                                
"Cento di questi giorni!” 

E’ l’augurio che siamo abituati a sentirci rivolgere nel giorno del compleanno, mentre si alzano i bicchieri per il brindisi. Vivere a lungo è considerata una fortuna, e si può dire che sia un desiderio di tutti. Però, se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo anche ammettere che si tratta di un desiderio che si accompagna a un’incertezza: come si fa ad invecchiare bene, mantenendo la lucidità e conservando un organismo mediamente efficiente? Sono domande ovvie, quasi banali, ma di grandissima attualità in un mondo in cui l’aspettativa di vita continua ad innalzarsi. E nelle tre intense giornate della Conferenza internazionale “The Future of Science”, che la Fondazione Veronesi ha organizzato a Venezia, scienziati di tutto il mondo hanno discusso e confrontato le varie ipotesi sulla longevità e sul rovescio della medaglia, l’invecchiamento.

Dall’ipotesi pre-darwiniana della “macchina” psicofisica che si consuma, alle più aggiornate teorie genetiche, per le quali avremmo dentro di noi una specie di timer, un orologio biologico che determina la durata della vita. Sono anni che seguo l’appassionato lavoro di Pier Giuseppe Pelicci, un brillante ricercatore scientifico che nel 2003 ha rintracciato in un moscerino (e la scoperta fece notizia) il gene della longevità, e trovo estremamente importante la prosecuzione di questi studi, perché li considero studi “di frontiera”, non solo assai vicini alla possibilità di svelare il meccanismo della vita, ma sicuramente strategici per la comprensione dei fattori che risultano dannosi alle cellule della materia vivente.

Non molto tempo fa dall’America è stata lanciata una sfida: proprio grazie alle ricerche sull’invecchiamento e sulla longevità, si fa l’ardita ipotesi di una vita umana che avrebbe per prossimo traguardo i 120 anni di età. E ci sono state anche velate polemiche, come se gli scienziati (visti ingiustamente come stregoni) volessero ormai puntare sull’immortalità. Non è così, e voglio ripetere qui una mia antica convinzione: gli esseri viventi invecchiano e muoiono per lasciare spazio alle generazioni successive, e questo è un bene, il contrario sarebbe una catastrofe.

Ma francamente non vedo nulla di male nell’incentivare le ricerche volte ad ottenere una vita lunga, e a realizzare nel concreto uno slogan pieno di promesse: dare più anni alla vita e più vita agli anni. Come riuscirci? Ci sono alcuni semplici segreti per realizzare questo obiettivo, e ve li racconto.

Il primo è quello di un atteggiamento di accettazione. Si rifà al taoismo e alle filosofie orientali, e consiste nell’accettare i cambiamenti che il trascorrere degli anni porta con sé. Se ci trovassimo davanti alla mitica fontana della giovinezza, è proprio sicuro che un uomo di cinquant’anni ne berrebbe l’acqua per ritrovare il se stesso ventenne? Ritroverebbe la prestanza, ma perderebbe un tesoro di esperienza, compresa la personalità che si è forgiata con fatica in anni e anni di vita e di battaglie.

Il secondo segreto è una vita attiva. 
Non impigrirsi, muoversi e camminare, portare piccoli carichi, tenere in efficienza il corpo. Alla vita attiva bisogna accompagnare una giusta alimentazione, di quantità moderata e  in gran parte composta di frutta e verdura.  

Il terzo segreto è continuare ad amare, con il cuore e con il corpo. La sessualità è programmata per funzionare sino alla fine, ed è incomprensibile e sbagliato rinunziarvi. Non solo fa bene alla mente perché ci relaziona strettamente con un altro essere, ma fa bene al corpo fisico. In più, gli ormoni e i neurotrasmettitori, importanti per la vivacità, vengono stimolati dal vigore sessuale.

L’ultimo segreto è la curiosità. Qualunque sia la tua età, io mi auguro che tu la stia affrontando con il desiderio di conoscerne i dettagli, i fattori positivi, i segreti meravigliosi ancora da scoprire.

Il più forte motore dell’esistenza è essere curiosi, sempre. L’interazione tra mente e corpo è intensa e profonda. Che nel cervello esista una piccola componente d’invecchiamento è vero, ma è variabile, e si dà il caso che esistano anche alterazioni “mute”, che non danno  conseguenze. Il cervello impara sempre, immagazzina dati ed emozioni, è la più bella forma di evoluzione che ci sia dato conoscere. Il cervello “tiene su” il corpo e contrasta le menomazioni.

Vive a lungo chi vuole farlo. Vive a lungo chi si fa domande. Bisogna mantenere il desiderio di capire che cosa succederà “dopo” . Nella vita quotidiana come nella politica. Nella ricerca scientifica come nella cultura. C’è sempre qualcosa da aspettare, da scoprire. Chi vive a lungo non perde mai questo desiderio.

Umberto Veronesi