" Costituendo Comitato di Fondazione di partecipazione ReMedia"
Una parte consistente della popolazione mondiale presenta, dalla nascita o
sviluppa in seguito a sollecitazione dell’ambiente in cui vive, alcune predisposizioni
a non metabolizzare, in parte o del tutto, le numerose sostanze xenobiotiche con le
quali si entra in contatto quotidianamente (respirazione, ingestione, assorbimento
cutaneo, endotossine etc). Permanendo in ambienti inospitali e inquinati,
assumendo sostanze chimiche a scopi terapeutici o per contatto lavorativo,
sottoponendosi a condizioni psicofisiche stressanti, la detossificazione cellulare
subisce un forte rallentamento fino a determinare l’instaurarsi di condizioni
patologiche di varia intensità, con sintomi variabili e ingravescenti, fino al
cosiddetto “tilt” organico, spesso condizione dalla quale è impossibile tornare
indietro e guarire completamente.
Ci troviamo di fronte a malattie organiche, multisistemiche, che evolvono, se non
adeguatamente curate, in complicazioni, anche gravi, quali infiammazione cronica,
stress ossidativo e problemi neurologici ed immunitari.
La Sensibilità Chimica Multipla (MCS), l’Elettrosensibilità (EHS) e le altre patologie
frequentemente correlate come la stanchezza cronica, la fibromialgia, la sindrome
dell’edificio malato, possono essere curate se diagnosticate allo stadio iniziale, se
al malato vengono date indicazioni precise relative all’”evitamento” delle fonti
tossiche, se le terapie tengono conto della condizione metabolica del soggetto,
della capacità anti ossidativa, della fragilità e dei rischi che caratterizzano la sua
condizione organica e ambientale.
I dati relativi all’incidenza dell’MCS sono allarmanti, si parla di oscillazioni dal 3% al
9% della popolazione mondiale, con intensità variabile, accentuata nei territori
industrializzati, nella popolazione femminile, ma ultimamente anche fra uomini e
bambini, con più casi presenti all’interno dello stesso gruppo familiare.
Le quantità di sostanze chimiche e l’intensità dei campi elettromagnetici in grado di
scatenare reazioni fisiche possono essere anche molto basse, notevolmente
inferiori a quanto apparentemente tollerato dalla media della popolazione.
La MCS e la EHS comportano notevole privazione della libertà ed autonomia
personale e isolamento socio-relazionale; uffici pubblici, ospedali, studi medici,
aree verdi pubbliche, strade e negozi, diventano barriere ambientali insormontabili
a causa di profumazioni, chimiche, prodotti chimici di uso comune, campi
elettromagnetici, ripetitori, wi-fi.
Perché sostenere il progetto ReMedia
Il costituendo Comitato di Fondazione di partecipazione ReMedia è nato per
promuovere una serie di iniziative a supporto della costituzione della Fondazione. Il
progetto della Fondazione ReMedia nasce dalla constatazione che da troppi anni,
ai sensibili chimici e agli elettrosensibili in Italia, di fatto, viene negata la possibilità
di migliorare la propria qualità di vita, di accedere a cure risolutive sul territorio
nazionale o effettuate all’estero a costi sostenibili, di usufruire dell’assistenza e
delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale.
La qualità della vita di queste persone è inferiore perfino a quella di chi è affetto da
malattia cardiovascolare grave (fonte Istituto Robert Koch di Berlino 2002).
Lo Stato italiano non riconosce queste patologie in maniera uniforme su tutto il
territorio nazionale, non destina fondi per la cura e i bisogni quotidiani dei malati,
per la ricerca e per la formazione specifica del personale sanitario.
Il peso di questa condizione si riversa interamente sul malato stesso e sulla sua
famiglia.
Il progetto della Fondazione ReMedia persegue l’obiettivo di cercare le soluzioni ai
molteplici aspetti irrisolti che caratterizzano la condizione dei malati ambientali,
promuovendo anche un cambiamento culturale che ponga la persona malata su un
piano decisionale paritario e costruttivo, in linea con la moderna concezione di
medicina partecipata.
Cosa accade in Europa e nel mondo.
Le malattie ambientali, quando riconosciute e curate adeguatamente, mettono in
discussione sistemi produttivi e interessi commerciali di enorme portata. Per
questo motivo il cammino verso il riconoscimento è irto di ostacoli ed impedimenti.
Alcuni organismi scientifici e commissioni in evidente conflitto d’interessi ne hanno
di fatto rallentato il riconoscimento e la ricerca indipendente.
L’MCS è riconosciuta in diverse nazioni, Canada, Australia, Giappone, Africa del
Sud, Spagna, Danimarca ed altre, inoltre in Germania è inclusa nella
Classificazione Internazionale delle Malattie dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità (WHO), ICI-10, con il codice T 78.4, “allergia non specificata”.
Alcuni paesi, in assenza di normative specifiche, per quanto attiene il problema
dell’inquinamento elettromagnetico e dell’esistenza di persone elettrosensibili,
hanno legiferato autonomamente, ma il quadro normativo e le tutele sono lacunose
se non inesistenti nella maggioranza dei casi.
L’Università svedese di Orebro ha richiesto allo IARC (Agenzia internazionale per
la ricerca sul cancro) di riclassificare le radiofrequenze dalla attuale classe 2b
(possibile cancerogeno per l’uomo), alla classe 1 (cancerogeno per l’uomo).
A livello europeo diverse sono state le iniziative dei parlamentari e le direttive per
gli stati membri, in massima parte disattese fin ora in Italia.
Carta di Bruxelles 2015
Recentemente, dopo il 5° Congresso di Parigi del maggio 2015, è stata pubblicata
la Dichiarazione scientifica internazionale di Bruxelles, stilata da medici, ricercatori
e scienziati indipendenti di tutto il mondo.
Nella Dichiarazione si legge : “Noi medici, in conformità
con il giuramento di Ippocrate, noi scienziati, che agiamo in nome della verità
scientifica, tutti noi medici e ricercatori che lavoriamo in diversi paesi del mondo
dichiariamo che: un numero elevato e sempre crescente di persone soffre di EHS e
MCS; che EHS e MCS possono colpire le donne, gli uomini e i bambini; che, sulla
base delle prove scientifiche attualmente disponibili (…) e sulla base di indagini
cliniche e biologiche effettuate sui pazienti, EHS è associato all’esposizione a
campi elettromagnetici e MCS all’esposizione chimica; (…); che l’innesco della
malattia (…) può essere ottenuto anche in un ambiente naturale con livelli limitati di
elettromagnetismo; (…); che gli attuali (…) test di provocazione che mirano a
riprodurre EHS e MCS sono scientificamente difficili da ricostruire e quindi (…)
sono in realtà poco adatti per provare o confutare la causalità (…); (…); che nuovi
approcci stanno emergendo per la diagnosi clinica e biologica di EHS e MCS
compreso l’uso di biomarcatori; che EHS e MCS possono essere due facce della
stessa condizione patologica, che può causare gravi conseguenze per la salute, la
vita professionale e familiare; infine, che EHS e MCS dovrebbero essere
pienamente riconosciuti dalle istituzioni internazionali e nazionali con responsabili
per danni alla salute umana.(…) EHS e MCS vanno riconosciute come vere
condizioni mediche e in qualità di malattie possono creare gravi problemi per la
salute pubblica oggi e negli anni a venire, in tutto il mondo e in tutti i paesi in cui c’è
un utilizzo illimitato di tecnologie wireless elettromagnetiche (…). L’inazione sta
diventando un costo per la società (…).
Anche se la nostra conoscenza scientifica sull’argomento non è del tutto completa,
riconosciamo unanimemente questo grave pericolo per la salute pubblica, che
richiede con urgenza il riconoscimento di questa condizione a tutti i livelli
internazionali, in modo che le persone possano beneficiare di strumenti diagnostici
adeguati, trattamenti innovativi e, soprattutto, che vengano prese estreme misure
di prevenzione primaria (…), applicate soprattutto (…) ai bambini e ad altri
sottogruppi di popolazione più vulnerabile (…).
Chiediamo pertanto a tutti gli organi e a tutte le istituzioni nazionali e internazionali
di prendere coscienza di questo problema (…), in particolare l’OMS, che dovrebbe
aggiornare la sue dichiarazioni, quella del 2005 e quella del 2014, riconoscendo
EHS e MCS come parte della Classificazione Internazionale delle Malattie (…) al
fine di aumentare la consapevolezza della comunità medica e del pubblico in
generale; per promuovere la ricerca e per informare sulle efficaci misure di
prevenzione.
Chiediamo che ci venga data una risposta a questa nostra Dichiarazione entro il 15
Settembre 2015.
Il progetto di lavoro del Comitato ReMedia persegue anche l’obiettivo del riconoscimento della disabilità ambientale, e della sensibilizzazione sociale sul tema. Chiediamo che la Malattia Ambientale venga considerata come condizione che comporta un'alterazione
dello stato di salute della persona indotto da fattori ambientali, con conseguente definizione
della Disabilità Ambientale come una ridotta capacità della persona nella sua relazione con l'ambiente circostante.
Molto si può fare nonostante il vuoto informativo ed istituzionale nel quale dobbiamo agire. Lo si può fare a livello istituzionale, medico-scientifico, familiare,
scolastico e lavorativo. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per informare cittadini,medici e istituzioni e perseguire gli obiettivi per i quali ci stiamo costituendo.
Documento redatto a cura di Mirella Valentini.
Per informazioni:380/3860309,mcsinfopuglia@libero.it
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